di Johann Merrich*
Radicati assieme, i percorsi della storia del cinema, della musica elettroacustica ed elettronica si attorcigliano nella narrazione del tempo, nutrendosi a vicenda. Com’è accaduto a quante hanno collaborato alla costruzione del suono nuovo, anche le registe che hanno forgiato le forme sperimentali del cinema sono state escluse dal grande libro della Storia. Questa censura – unitamente alla nostra abitudine di ragionare per comparti stagni – ci ha privato di racconti ricchi di contaminazioni e ha cancellato una porzione di storie fatte di suoni e immagini, spesso ideati, creati e concertati da una stessa autrice. Dando anche un solo rapido sguardo a questo universo meraviglioso in pellicola, si scoprono infiniti moti di influenza, sconfinamenti liquidi e multiformi, riversamenti e trasversalità delle espressioni artistiche.
Se è vero che la maggior parte della produzione di Maya Deren (1917-1961) – gigante del cinema sperimentale americano, oggi tra le ispirazioni dichiarate di David Lynch – fu creata in silenzio, è anche vero che la cineasta ha sempre avuto una considerazione speciale per il mezzo sonoro. Durante le riprese del documentario etnografico Divine Horsemen: The Living Gods of Haiti, Deren non si limita a girare filmati e a scattare fotografie, ma realizza anche numerose registrazioni audio sul campo; la collezione di suoni sarà pubblicata nel 1953 con il titolo di Voices of Haiti, un catalogo di musica catturata durante le cerimonie Voodoo haitiane.
Carico di simbolismi, il suo corpus di immagini in movimento genererà il filone del film trance e immortalerà, tra camei e protagonisti, amici come Marcel Duchamp (The witch cradle, 1943) e John Cage (At Land, 1944). Proprio le continue connessioni con il mondo delle avanguardie newyorkesi, di cui lei stessa faceva parte, porteranno Deren a scegliere la colonna sonora di Teiji Ito per Meshes of the Afternoon (1943), aggiunta oltre dieci anni dopo la realizzazione del corto. Come scriverà lei stessa:
“Non ho avuto l’opportunità di sperimentare con il suono, ma sono convinta che un’attitudine esplorativa verso le tecniche della registrazione, del mixing e dell’amplificazione potrebbe creare un’abbondanza di elementi sonori nelle musiche per film”. (Maya Deren, An Anagram of Ideas on Art, Form and Film, Alicat Book, New York 1946, p. 48.).
Le parole di Deren prendono vita effettiva nel lavoro successivo di molte cineaste che nella loro poetica hanno considerato suono e immagine come due mezzi di espressione uniti da un doppio nodo. Le complesse colonne sonore di un certo cinema sperimentale non sono collage casuali di suono ma ricami interdipendenti di suoni e immagini, come accade nel cinema di Coleen Fitzgibbon (1950), autrice di Trip To Caroline (1973).
Anche per Chick Strand (1931) uno dei tratti distintivi sarà proprio la complessa stratificazione di elementi sonori e visivi, una densa texture fatta di conversazioni, musica, rumori d’ambiente, silenzi e manipolazioni del suono, come in Soft Fiction (1979).
Nel suo Mutiny (1983), Abigail Child (1948) propone invece la creazione di un’opera concreta totale combinando assieme diversi frammenti di materiali video muniti del rispettivo paesaggio sonoro; nell’organizzazione del lavoro, i due elementi – visivo e sonoro – hanno il medesimo peso compositivo.
Per far riemergere i cammini di quanti sono stati lasciati fuori dalle narrazioni che nutrono i nostri saperi è importante avere un occhio aperto e curioso sulle onde della Storia. Se avessimo più dimestichezza nel far confluire tra loro esistenze ed espressioni diverse, forse potremmo scorgere una nuova visione della Storia, finalmente libera da comparti, dualismi e categorie costringenti.
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img © Eeviac
* Organizzatrice di suoni, Johann Merrich si occupa di ricerca e sperimentazione elettronica. I suoi progetti in solo ed ensemble – presentati a Santarcangelo Festival (2018) e alla Biennale D’Arte di Venezia (Padiglione Francia, 2017) – sono stati accolti come opening da artisti quali Zu, Teho Teardo, Mouse on Mars, Roedelius ed Evan Parker. Direttore artistico della netlabel electronicgirls, dal 2018 fa parte assieme a eeviac de L’Impero della Luce, duo dedicato alle sonorità dei campi elettromagnetici. Nel 2019 ha pubblicato per Arcana Edizioni il libro “Breve storia della musica elettronica e delle sue protagoniste”. A partire dal mese di maggio 2019, propone per musicaelettronica.it una nuova visione della storia della musica elettronica.
https://soundcloud.com/johann-merrich http://johannmerrichmusic.wordpress.com/
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