di Francesco Giomi
L’occasione per riascoltare Chukrum di Giacinto Scelsi ce la dà lo spettacolo Petruška di Virgilio Sieni, portato in scena prima al Teatro Comunale di Bologna e poi a Cango, lo spazio fondato e diretto dal coreografo fiorentino. Una sorta di prologo quindi al balletto di Stravinskij, un quadro di una forza e di una lucidità tali da discostarsi in maniera prorompente dalla seppur straordinaria musicalità di Petruška. La partitura di Scelsi per orchestra d’archi (per la cronaca è del 1963) ci proietta in una dimensione tanto di simmetrie formali quanto di discesa microscopica nei meandri del suono; un’esperienza talmente anticipatoria da far impallidire molte delle attuali esperienze del neo-minimalismo o della musica di flusso. Un ridottissimo campo di altezze (direi quasi esclusivamente quelle di un la maggiore) si snoda nei venti minuti della durata in un clima tessiturale cangiante, capace di gonfiarsi e ridursi in un continuo effetto emozionale. Sembra averlo capito bene Sieni che affianca alla musica una coreografia di gesti visivi, figure simboliche, mani, dettagli, colori che si avvicinano e allontanano dal fronte della visione, filtrati da un diaframma nebbioso di pvc: atmosfere di natura quasi filmica, metafore di mondi immaginari. La musica è attuale, stimolante, straordinariamente “nuova”; e con essa lo spettacolo nella sua interezza.
img: © Rocco Casaluci
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