di Sandra Lischi
[Venerdì 27 maggio alle 19:00 è in programma al cinema Stensen di Firenze Robert Cahen à Florence | audiovisioni, terzo appuntamento del Tempo Reale Festival | ARIA. Cahen, per la prima volta a Firenze, dialogherà con Sandra Lischi, sua biografa e docente di cinema, televisione e arti elettroniche all’Università di Pisa, su alcuni dei più significativi capolavori audiovisivi della sua carriera. In attesa dell’evento, abbiamo chiesto a Sandra Lischi di introdurci all’opera del grande artista francese.]
Parte dall’amore per la musica e per il cinema, per la fotografia e altre forme artistiche (come il collage) il percorso del francese Robert Cahen, nato a Valence nel 1945 in una famiglia – di lì a poco traferitasi a Mulhouse – immersa attivamente nella vita culturale del secondo dopoguerra. Poco più che ventenne, interessato alla musica in particolare, si sposta a Parigi, nel fervido clima germogliato dal maggio francese. Lì, si iscrive al Groupe de Recherche Musicale, G.R.M. Il Groupe va a far parte del Conservatorio Nazionale di Musica di Parigi, dove nel 1970 era stata creata la “classe de musique fondamentale appliquée à l’audiovisuel”: docente, Pierre Schaeffer. Un insieme di circostanze e di legami che non solo vede la coesistenza di varie discipline ma anche di luoghi importanti della ricerca: il G.R.M raccoglieva l’apporto di figure diverse (musicisti, certo, ma anche tecnici del cinema, artisti, psicoanalisti: apertura che ebbe breve vita, comunque) e Schaeffer dirigeva il “Service de la Recherche” della radiotelevisione pubblica francese, l’ORTF. Sarà lì che a Cahen verrà assegnato un contratto come responsabile del “laboratorio video sperimentale”. Così, accanto ai seminari dedicati all’ascolto e all’analisi di composizioni musicali e accanto alle riflessioni sull’estetica e la teoria dei mass-media, si sperimentava anche il linguaggio audio-visivo, e Cahen inizia realizzando un ritratto filmico del gruppo stesso, scatta fotografie poi utilizzate in suoi video e film, esegue sue composizioni e tiene concerti.
Pierre Schaeffer, compositore e teorico, come è noto è stato il creatore della “musica concreta”, termine da lui coniato nel 1948. Una musica fatta di suoni registrati su supporto, trasformabile, modificabile, con una serie di effetti che si andavano sperimentando nei grandi laboratori (e con gli allora grandi macchinari) degli studi della radiotelevisione: nel 1998, cinquant’anni dopo, proprio Cahen ha realizzato un collage in video di immagini rievocative che accompagna un montaggio di composizioni di musica concreta di vari compositori (Compositeurs à l’écoute).
Gli studi radiofonici e quelli televisivi erano nello stesso edificio: e così Cahen inizia a pensare che forse con le immagini registrate si possono fare sperimentazioni affini a quelle con i suoni registrati: allora non poteva prevedere che sarebbe divenuto uno dei più importanti pionieri e autori della videoarte internazionale. Nel 1973 realizza il suo primo video, L’invitation au voyage (musica: Cahen e Dominique Guiot), con spalmature di colore in movimento su foto e su sequenze di film, con un’idea non naturalistica di paesaggio. Sperimenta i primi generatori di effetti video, altera la temporalità, modella le immagini. Applica gli insegnamenti di Schaeffer alle riprese. Stratificazioni, scivolamenti, echi, ripetizioni, rovesciamenti, distanza dalla ricerca di realismo. Il ralenti diventa una sua cifra espressiva. Il paesaggio perde verosimiglianza e acquista spessore e profondità. La parola è quasi sempre assente, o presente come frammento o poesia. Immagine fissa e immagine in movimento dialogano e si confondono e il rallentamento diventa quella zona incerta, quel territorio sospeso in cui pare visibile “il respiro del tempo”.
A Parigi resta fino agli anni Novanta inoltrati: poi torna a Mulhouse, sempre viaggiando – anche in paesi lontani (per girare video, ma anche per incontri di studio, riconoscimenti internazionali e retrospettive) e dedicandosi, da allora, prevalentemente alle videoinstallazioni, che espone in vari musei e centri culturali del mondo.
La musica, non solo come modello di riferimento ma anche come elemento strutturante delle immagini, è sempre presente in Cahen; a volte diventa il tema di suoi lavori, come in La recherche instrumentale à l’IRCAM (1983), in Boulez-Répons (1985), nei ritratti di tre compositori dell’IRCAM (Instantanés, 1987), nella installazione dedicata a Boulez, Le Maître du temps: Pierre Boulez dirige “Mémoriale” (2011).
Le tre opere in programma
Karine, 1976, 8’. In pellicola, Cahen anima decine di foto di una bambina (Karine): qui, frammenti di musica classica sono incastonati in un ritmo creato da suoni di puntine di un giradischi sui solchi vuoti finali. La concezione sonora è di Cahen con Michel Chion (compagno di studi degli esordi, teorico del cinema e dell’audiovisione, cineasta, videoartista, compositore, poi fidato autore delle concezioni sonore di molti video di Cahen).
Juste le temps, 1983, 13’, è considerato un capolavoro della videoarte mondiale, ormai un classico, che ha inaugurato una tendenza “narrativa” pur senza il ricorso alla parola, e con una trama enigmatica e aperta. Qui il paesaggio, stratificato e fluido, diventa protagonista del viaggio assieme ai due attori, e le sue metamorfosi evocano momenti pittorici. La concezione sonora è di Michel Chion: musica, rumori, un silenzio, un grido lontano, campane, il suono regolare del treno, un tonfo nell’acqua. Tutto è misterioso, inquietante, sospeso.
Hong Kong Song, 1989, 21’. Realizzato nell’ambito di una ricerca internazionale sulla sonorità delle città del mondo (con architetti, urbanisti, ingegneri del suono, artisti) è un ritratto sonoro di Hong Kong. Insieme sinfonia visiva e riflessione sul paesaggio sonoro, crea un mélange di immagini che si unisce a un tappeto di rumori confusi che lascia emergere suoni precisi, come la canzone della donna che spunta poeticamente dalla folla e dal caos, e che dà il titolo all’opera.
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