di Giovanni Mori
Il 23 febbraio 2019 si è svolto a Tempo Reale il primo workshop intensivo di SuperCollider in Italia condotto da Alexandra Cárdenas, musicista, compositrice e improvvisatrice colombiana. Il laboratorio aveva come focus principale l’introduzione del software e il suo impiego con la tecnica del live coding. Il live coding, come spiegato in un post precedente, è una tecnica di improvvisazione che prevede l’impiego di un linguaggio di programmazione dal vivo per l’ottenimento di un risultato artistico performativo: musica, danza, elaborazione di immagini, e così via. SuperCollider è conosciuto soprattutto come motore di sintesi sonora ma, grazie alla libreria JITLib (acronimo che sta per Just In Time Library), è possibile scrivere una riga di codice e ascoltarne il risultato immediatamente dopo la sua esecuzione. E proprio questo è il live coding: un continuo processo di scrittura ed esecuzione di comandi che il computer esegue in tempo reale.
Alexandra Cárdenas è tra le fondatrici del collettivo TOPLAP, che raggruppa a livello globale tutti gli appassionati e praticanti di live coding. TOPLAP ha anche un portale, dove vengono segnalate le novità nel campo e dove è possibile trovare numerose risorse sul live coding: dai concerti agli ultimi progetti nel campo, per finire con una lista costantemente aggiornata di tutti i software sviluppati e utilizzati all’interno della comunità. Inoltre, nel forum ufficiale, chiunque può chiedere informazioni e chiarimenti sull’impiego dei programmi e trovare aiuto per risolvere problemi.
L’idea di organizzare un workshop di live coding a Tempo Reale mi è venuta in mente pensando al fatto che in Italia non c’è ancora un vero e proprio gruppo di persone che utilizzano questa tecnica. Ero a conoscenza di alcune persone sparse – con anche casi eccellenti anche se non propriamente aderenti al modello, come quello di Andrea Valle, che ha redatto uno dei più importanti manuali sull’utilizzo di SuperCollider – ma niente di sistematico o organizzato. Ho pensato che un’iniziativa del genere avrebbe portato molti appassionati di tecnologia e di musica sperimentale ad interessarsi a questa tecnica che apre tutta una serie di questioni interessanti, sia dal punto di vista dell’impiego degli strumenti informatici in musica, sia dal lato della performance. È stata una sorta di scommessa al buio, che poteva andare bene ma anche male: la tecnica è, appunto, poco conosciuta e praticata in Italia e non era scontato che ci fosse un interesse, anche solo latente, da parte del pubblico. Tuttavia, la scommessa è risultata vincente, vista la numerosa ed entusiasta partecipazione. Non so a questo risultato quanto abbiano contribuito i singoli fattori: il nome della docente/artista, piuttosto conosciuta tra gli appassionati di SuperCollider, il nome del centro ospitante, ovvero Tempo Reale, e la promozione svolta, oppure infine l’interesse nella tecnica. Questo meriterebbe un’indagine più approfondita.
Il laboratorio è stato suddiviso in due sessioni di 4 ore ciascuna. La prima è servita a introdurre i partecipanti al mondo del live coding e alla sua filosofia: la nascita, i protagonisti, i software utilizzati, e la struttura socio/culturale e i valori della comunità che ha dato vita al fenomeno e continua a svilupparlo. Dopo questa breve contestualizzazione, Cárdenas ha presentato SuperCollider, la sua architettura, il contributo di JITLib allo sviluppo del software e alle sue possibilità di impiego. Nella seconda sessione, dopo la pausa pranzo, la docente ha iniziato a far mettere le mani ai partecipanti sul software, introducendo la struttura del linguaggio di programmazione e le regole da seguire per “suonare” con SuperCollider. Così, i partecipanti hanno avuto le prime nozioni su come poter creare i propri suoni, tutto in tempo reale e con una curva di apprendimento molto ripida: in poche ore di lezione avevano già cominciato a suonare. La sessione si è conclusa con una breve e semplice performance da parte di uno dei partecipanti che ha mostrato quello che era riuscito a creare durante l’ultima ora di lavoro autonomo seguendo le istruzioni dell’insegnante.
Il bilancio finale del workshop, a mio avviso, è stato largamente positivo. Come detto sopra, le richieste di partecipazione sono state numerose e hanno presto saturato la capienza dell’aula a disposizione. I partecipanti, con competenze ed età molto diverse, dopo un primo momento di ragionevole ambientamento, si sono dimostrati molto partecipativi e tutti notevolmente stimolati. Purtroppo, erano molto più numerosi i partecipanti di sesso maschile, e questo conferma che il lavoro da fare è ancora molto. Tuttavia, noto nelle nuove generazioni – come spiegherò in un altro post più avanti incentrato sul corso di live coding che sto tenendo in una scuola elementare – un entusiasmo e un’inclinazione molto spiccata tra le ragazze, con risultati equivalenti se non migliori di quelli dei ragazzi. A parte questo, durante il workshop a Tempo Reale, la partecipazione e l’interazione docente-studenti è stata molto proficua e tutti sembrano aver capito, e in parte goduto, delle possibilità offerte da SuperCollider e dal live coding. Questo entusiasmo ha portato, come conseguenza, alla fondazione del nodo italiano della comunità TOPLAP, attraverso l’apertura di un gruppo Facebook dedicato e di un blog che raccoglie notizie riguardanti il live coding in Italia. Inoltre, nei giorni successivi al workshop si è svolto, a Roma, un Algorave che ha raccolto artisti italiani di live coding. Gli Algorave sono eventi in cui si esibiscono, uno dopo l’altro, artisti che basano le proprie performance esclusivamente sul live coding.
In conclusione, il workshop ha catalizzato e fatto da detonatore a energie già presenti, ma che aspettavano il momento giusto per attivarsi. Il futuro del live coding in Italia è tutto da scrivere.
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