di Giovanni Mori
[In occasione del centenario dalla nascita di Pietro Grossi, musicaelettronica.it propone una serie di contributi dedicati al pioniere della computer music in Italia.]
L’uscita di questo disco risale ormai a qualche anno fa, ma a ben prima risale il suo contenuto. Infatti i brani incisi su questo coraggioso CD della ANTS, furono registrati da Pietro Grossi a Firenze sul finire degli anni ’60 nel suo personale laboratorio di musica elettronica al quale diede il nome S 2F M, ovvero Studio di Fonologia Musicale di Firenze. Il musicista è conosciuto soprattutto per il suo impegno nell’ambito della computer music e della computer graphics, ma molto meno si conosce della sua opera precedente, anche se tutto ciò che è venuto dopo affonda le radici in questo periodo precedente, ricco di riflessioni teoriche e composizioni cruciali per lo sviluppo futuro dell’arte grossiana.
I Battimenti, fenomeno di fisica acustica provocato dall’intersecarsi di una o più onde sonore, furono tra le ultime registrazioni fatte sotto la sigla S 2F M, perché infatti, a partire dal 1969, Grossi iniziò la sua avventura digitale, non interessandosi più alla composizione per mezzo degli strumenti analogici. Lo scopo di queste registrazioni era creare del “materiale sonoro” da impiegare, trattandolo con varie tecniche, all’interno di altre sue composizioni più elaborate. Però esse possono essere viste anche come opera compiuta in sé, con una dignità ed una organicità propria. Alcuni, come Albert Mayr, uno dei maggiori collaboratori di Grossi all’epoca dello studio S 2F M, si sbilanciano definendo Battimenti come una delle opere “più affascinanti del secolo scorso”, ed in effetti possiamo intravedere all’interno di questa opera, grazie alla sua essenzialità, la carica radicale del suo artista, la sua volontà di sviscerare il suono, anche il più semplice, per capire fino a che punto potesse essere espressivo, musicale anche nella sua nudità.
Il disco ci tramanda soltanto quattro registrazioni grossiane, su undici totali, perché le rimanenti sono andate purtroppo smarrite. Il progetto originario infatti intendeva indagare il fenomeno acustico dei battimenti provocato da un numero variabile di onde sinusoidali suonate contemporaneamente: da 2 a 11. Ogni sinusoide aveva una frequenza propria: la prima, quella più grave, fu fissata a 395 Hz. Per determinare le altre frequenze basta aggiungere 1 Hz, giungendo quindi all’ultima che porta la frequenza di 405 Hz. Tutte le undici onde, per riuscire a indagare tutte le opzioni possibili, vennero raggruppate per mezzo di una tecnica matematica molto cara a Grossi, chiamata calcolo combinatorio e da lui utilizzata fin dalla metà degli anni ’50 in alcune sue composizioni strumentali. Così operando, ottenne: 10 combinazioni di frequenze formate da 2 onde sinusoidali, 25 formate da 3, 31 formate da 4 e 28 formate da 5. Ne furono calcolate anche altre come abbiamo poco fa accennato, ma il CD della ANTS si ferma qui. Ogni fascio di sinusoidi ha una durata di circa 30 secondi, così ogni traccia assume la conformazione di una raccolta di tanti piccoli frammenti.
Il risultato sonoro è, e non potrebbe essere altrimenti, decisamente minimalista, anche se il genere, tra i cui maggiori rappresentanti annotiamo Steve Reich e Philip Glass, era ancora lungi da venire. Ogni brano, ogni frammento suscita all’ascolto un atteggiamento riflessivo, introspettivo, verso il quale spinge la bellezza siderale del suono nudo per eccellenza, la sinusoide, che non ha timbro perché formato da una sola oscillazione. Grossi non inseguì sicuramente questo risultato per suscitare nell’ascoltatore un sentimento nostalgico, naive, come fa molta musica ambient/new-age a noi più vicina, ma piuttosto per un atteggiamento di indagine personale, rivolto in una direzione di sviluppo del linguaggio musicale, indagando territori fino ad allora inesplorati. Egli era estraneo all’uso delle allora moderne tecnologie per ottenere suoni naturalistici o strabilianti, che magari gli avrebbero suscitato un maggior consenso, ma non avrebbero soddisfatto la sua voglia di nuovo, di sviluppo verso un linguaggio musicale che sarebbe stato poi ereditato dalle future generazioni.
img: Pietro Grossi, Battimento a cinque frequenze, Museo Novecento, Firenze.
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