di Giovanni Mori
Arrivati nel parcheggio del carcere di Sollicciano, la casa circondariale più grande della Toscana, ci accoglie il banchino allestito da Tempo Reale per dare il benvenuto ai partecipanti all’evento Orkestra Ristretta | Leitmotiv Sollicciano. Questa è la quarta edizione dell’iniziativa alla quale partecipo. L’Orkestra Ristretta è il progetto in cui si esibiscono i detenuti del carcere che partecipano alle iniziative culturali dirette da Massimo Altomare, musicista legato alle radici blues del rock, noto per i suoi album insieme a Francesco Loy e come musicista solista. Altomare dirige da diversi anni le attività musicali all’interno del carcere e, grazie alla collaborazione con Tempo Reale, riesce a far esibire davanti a un pubblico di “liberi”, la sua Orkestra Ristretta.
Nelle scorse edizioni, l’evento consisteva in una performance dei musicisti su un palco: un susseguirsi di brani rap, poesia e musica leggera italiana e internazionale, in cui ogni musicista dell’Orkestra dava il meglio di sé per trasmettere al pubblico proveniente dall’esterno le proprie storie personali, la dura realtà del carcere e le condizioni di disagio al quale i detenuti sono costretti. Le esibizioni si ponevano tutte all’interno di un tipico contesto, che l’antropologo Thomas Turino definirebbe “presentazionale”, ovvero una situazione in cui i ruoli del performer e quello del pubblico si distinguono nettamente e si contrappongono fisicamente: pubblico in platea, in ascolto; musicisti sul palco che “presentano” il proprio prodotto artistico.
Ma torniamo all’inizio del post. Arrivando nel parcheggio e prendendo il volantino dell’iniziativa mi sono subito accorto che quest’anno sarebbe stato diverso. Infatti, l’evento era diventato itinerante. In sintesi: partendo dall’ingresso, avremmo attraversato diversi spazi del carcere: la sala incontri, il teatro, l’orto/giardino, la biblioteca e il teatro all’aperto. Questa configurazione ha permesso di mescolare due tipi di eventi in uno: il cosiddetto soundwalk con concerti veri e propri. Attraverso la pratica del soundwalk, il pubblico ha potuto ascoltare “come suonano” i diversi luoghi del carcere, capire l’identità sonora del posto e immedesimarsi, almeno in parte, in quello che possono provare coloro che si trovano forzosamente a passare attraverso quei luoghi, così densi di significato. Attraverso le performance, invece, erano i musicisti a coinvolgere il pubblico e a trasmettere ai partecipanti le proprie emozioni e i propri pensieri. Tuttavia, i concerti avevano un grado di coinvolgimento del pubblico molto alto, visto il numero ristretto di persone e la vicinanza con gli artisti. Si potrebbe quasi dire, riagganciandoci di nuovo alla terminologia di Turino, che ad ogni tappa ci fossero delle performance “partecipative”, ovvero eventi in cui il pubblico prendeva parte attiva alla creazione artistica. Nei casi in questione, infatti, il pubblico cantava e ballava insieme ai musicisti, al ritmo di canzoni latino-americane o anche brani originali come Sbarre, che si trova all’interno del nuovo CD Otto, pubblicato dall’Orkestra Ristretta. Quindi gli artisti/detenuti si vedevano restituire le proprie emozioni, innestando una connessione emozionale molto forte.
Quindi, per concludere, l’esperienza è stata piuttosto potente dal punto di vista emozionale. Ci sono stati momenti molto coinvolgenti e anche gli artisti/detenuti sembravano aver percepito in maniera molto forte la partecipazione del pubblico alle emozioni da loro trasmesse. A questo risultato ha sicuramente contribuito la configurazione dell’evento, in cui ad una fase più meditativa e solitaria, quella del soundwalk, ne seguiva una più collettiva e dinamica. Diciamo che le fasi si sono susseguite in un crescendo di intensità emozionale dovuta a questa alternanza calma/dinamicità. Qualcuno si potrebbe domandare dove stia la dimensione sperimentale in un evento del genere, vista la tradizione di innovazione tipica di Tempo Reale. Risponderei ricollegandomi all’introduzione a questo evento fatta da Francesco Giomi, il direttore del centro, in cui ha affermato che sperimentazione non significa soltanto utilizzare e sviluppare nuovi strumenti e sonorità. La sperimentazione in questo evento sta nella forma, nella configurazione dell’evento e anche nell’esperimento sociale e di integrazione che è l’Orkestra Ristretta. In questo caso l’arte, e in particolare il suono, ha dimostrato tutta la sua capacità di mettere in comunicazione, senza parole, persone provenienti da contesti sociali, culturali e fisici completamente differenti. Sperimentazione a tutto campo quindi, alla ricerca di nuovi strumenti, non solo musicali, per comunicare le emozioni.
Foto: © Monica Taverna
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