di Daniela Fantechi
Schallfeld è un ensemble che nasce alla fine del 2013 su iniziativa di alcuni studenti della Kunstuniversität di Graz, allievi del corso di Performance and Practice in Contemporary Music (tenuto dai membri del Klangforum Wien) e di tre compositori allievi di Beat Furrer: Lorenzo Romano, Andrés Gutierrez Martinez e Anahita Abbasi. L’ensemble è formato da Manuel Alcaraz (percussioni), Elisa Azzara (flauto), Szilárd Benes (clarinetto), Matej Bunderla (sax), Maria Flavia Cerrato (piano), Lorenzo Derinnni (violino), Myriam García Fidalgo (violoncello), Leonhard Garms (direttore), Margarethe Mayerhofer-Lischka (contrabbasso), Zinajda Kodrič (flauto), Patrick Skrilecz (piano). Tutti hanno studiato con grandissimi musicisti e hanno alle spalle una solida formazione classica sul repertorio contemporaneo e sulle sue molteplici tecniche strumentali. La maggior parte di loro vive e lavora a Graz.
In occasione del festival impuls, dove l’ensemble era in residenza per l’edizione 2017, abbiamo incontrato Lorenzo Romano, compositore italiano residente a Graz, uno dei fondatori dell’ensemble.
Quali sono le peculiarità dell’ensemble Schallfeld?
Oltre all’eccellenza dei singoli musicisti, il valore dell’ensemble risiede nell’aver definito col tempo il proprio suono, grazie al costante lavoro di insieme, attraverso le intense sessioni di prove che stanno dietro alla preparazione di ogni singolo concerto. Schallfeld ha inoltre al suo interno, come membri fissi, due persone che si occupano di elettronica e sound design – Davide Gagliardi e Peter Venus – quindi, pur essendo un ensemble di formazione e vocazione strumentale, nel corso del tempo ha sviluppato un suono accurato e chiaramente definito nel repertorio con l’elettronica. Il fatto poi di avere tre compositori come fondatori ha fatto sì che Schallfeld sia stato motivato a lavorare costantemente e con dedizione su nuove musiche, con la voglia di scoprire nuove realtà, senza preconcetti. La scorsa estate siamo stati a Darmstadt come ensemble in-residence e adesso siamo di nuovo qui, per la seconda volta, all’interno del programma di impuls Academy. Abbiamo fatto una call for score e abbiamo selezionato, tra 40 partiture arrivate, tre brani di tre giovani compositori – Joan Gómez Alemany, Sylvain Marty ed Eiko Tsukamoto – che verranno eseguiti nel concerto pubblico del Festival, nella Ligeti-Saal del Mumuth. Inoltre, mettiamo a disposizione di altri compositori iscritti all’Academy una reading session, in cui l’ensemble legge e prova nuovi brani proposti, o parti di essi. In questo si traduce il nostro impegno verso i giovani compositori che è al tempo stesso una fonte di arricchimento per la nostra curiosità e la nostra voglia di scoprire.
Lavorate e avete già lavorato in passato anche con compositori affermati. Quali sono gli aspetti più interessanti del lavoro con questi artisti?
Sì, accanto al lavoro sul repertorio di giovani compositori Schallfeld ha lavorato a stretto contatto con compositori delle precedenti generazioni come Francesco Filidei, Pierluigi Billone, Johannes Maria Staud, Stefano Gervasoni, Dimitri Kourliandski e Franck Bedrossian. Il contatto con questi compositori ci ha fatto crescere enormemente, sono state esperienze davvero significative.
Nel vostro concerto ad impuls avete suonato pezzi di diversi autori, fra cui un pezzo di Agostino Di Scipio, che è anche stato un tutor di questa edizione del festival. Come avete lavorato con lui?
Sì, in programma c’è stato un brano di Di Scipio, Texture Multiple (1993-2005). Si tratta di una partitura aperta ma, al tempo stesso, estremamente controllata nella forma. Di Scipio è un compositore che si sposa bene con l’ensemble per il tipo di elettronica che fa, ma anche per l’attenzione alla qualità del suono. Il compositore, che ha seguito costantemente le prove, ha richiesto all’ensemble un controllo estremo sul suono, in quanto i parametri della parte elettronica reagiscono e dipendono direttamente dal tipo di emissione sonora degli strumenti. Accanto al suo pezzo, come contrasto, Schallfeld ha eseguito un pezzo di Raphael Cendo (Graphein, 2014), brano che richiede ai musicisti molta energia, in quanto ha momenti di enorme tensione. In programma, assieme a questi due brani di repertorio, ci sono stati i tre pezzi dei giovani compositori selezionati dal comitato artistico formato dai componenti dell’ensemble: La religión del sonido di Joan Gómez Alemany, Lithuanian notation di Sylvain Marty e Avec les œufs di Eiko Tsukamoto.
- Dike Wall di Pierluigi Billone
- It (excerpt) di Franck Bedrossian
- Amok Koma di Fausto Romitelli
img: © Wolf Silveri
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