di Luisa Santacesaria
La luce è un’opera realizzata nel 1966 da Giuseppe Chiari (1926-2007), pianista, compositore e artista visivo fiorentino. Dagli anni Sessanta Chiari è stato una delle figure più vivaci e influenti della scena artistica e musicale italiana e internazionale, e ha contribuito con i suoi lavori al superamento delle categorie estetiche tradizionali e all’affermazione di una visione multimediale dell’opera d’arte.
Appartenente al movimento Fluxus, Chiari ha portato avanti la propria ricerca artistica mettendo in relazione piani espressivi diversi, come l’immagine, il suono, e il gesto/azione. I suoi lavori, infatti, possono essere letti come sistemi complessi e la loro natura non si esaurisce in oggetti specifici (testi, poesie, manifesti, opere visive, partiture). Ad esempio, sono molti i casi in cui Chiari scrive testi intendendoli come partiture sonore e performative: senza scrivere pentagrammi o notazioni musicali, indica delle azioni da compiere – spesso corredate da indicazioni sugli spazi e da suggestioni visive – al fine di ottenere risultati sonori e gestuali. È il caso di lavori come Pezzo per foglio (1964), Suonare la stanza (1968), Teatrino (1963), e molti altri.
La luce, in particolare, è un testo pubblicato nel volume Musica madre (Giampaolo Prearo Editore, Milano 1973-2017, fig. 1) ma anche realizzato, in lingua inglese, in forma di quadro, oggi appartenente alla collezione René Block (fig. 2).
Giuseppe Chiari non ha mai esplicitato che La luce fosse una partitura musicale e visiva, o meglio, audiovisiva: si tratta di un testo pubblicato su un libro, come molti altri, o di un quadro da esporre in una galleria o in un’abitazione privata. Eppure, la sua natura suggerisce molto altro.
Il testo presenta undici combinazioni possibili di silenzio/rumore (colonna di sinistra) e buio/luce (colonna di destra). Queste combinazioni offrono una struttura che può essere intesa come griglia per organizzare eventi di luce e di suono. La scelta dei suoni e delle luci – compresa la loro disposizione nello spazio e la loro drammaturgia – è quindi aperta e completamente lasciata agli interpreti dell’opera.
Non ci sono testimonianze che quest’opera sia mai stata messa in scena fino alla serata di TRK. Sound Club che Tempo Reale e la Galleria Frittelli Arte Contemporanea di Firenze hanno dedicato a Chiari in occasione delle celebrazioni per il decimo anniversario della sua scomparsa. In quel concerto Marco Baldini, Daniela Fantechi e la sottoscritta, curatori della rassegna TRK. Sound Club, hanno deciso di presentare La luce come composizione musicale.
Fig. 3. Messa in scena de La Luce a cura di Marco Baldini, Daniela Fantechi, Francesco Pellegrino, Chiara Saccone e Luisa Santacesaria. TRK. Sound Club, Galleria Frittelli, 24 gennaio 2018. Foto © Simone Petracchi
La luce è stata in seguito ripresa da Tempo Reale, in collaborazione con la galleria Frittelli, in occasione di Artissima 2018, presso la biblioteca della Pinacoteca Agnelli di Torino (1-4 novembre 2018). Qui un trailer di quella versione, curata da Agnese Banti e Francesco Giomi (progetto luminoso e sonoro) con Francesco Canavese e Leonardo Rubboli (tecnica).
Per il Maggio Elettrico 2019, nell’ambito del Tempo Reale Festival “Borderscape” (sezione X) e del LXXXII Festival del Maggio Musicale Fiorentino, in collaborazione con Fabbrica Europa e con la Galleria Frittelli Arte Contemporanea, una nuova versione de La luce a cura di Tempo Reale sarà presentata domenica 12 maggio presso la Sala Bruno Bartoletti del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con il sostegno di SIAE – Classici di Oggi 2018-2019.
Come spiega Francesco Giomi, «Il progetto riallestisce un’installazione audiovisiva ispirata alla partitura La luce di Giuseppe Chiari, realizzato per la fiera d’arte Artissima, che ha avuto luogo a Torino nell’autunno 2018. Un riallestimento, quindi, di quella versione, già nuova di per sé, concepita con una serie di criteri per la parte luminosa e per quella sonora diversi dagli studi precedenti e, in questo caso, riadattata per la geometria di questo spazio nuovo, inedito, per la prima volta aperto al pubblico, che è la Sala Bruno Bartoletti. Si tratta di una piccola sala prove del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, molto bella e particolare, che abbina pannelli di tessuto a pannelli di legno, con colorazioni molto interessanti. Quindi, in qualche maniera, il lavoro che riallestiamo non ha più come sfondo la fantastica biblioteca della Pinacoteca Agnelli di Torino, bensì una di queste pareti geometricamente organizzate della sala prove Bruno Bartoletti. L’idea, attraverso la luce, è anche di evidenziare le geometrie di questo spazio. Dal punto di vista del suono, abbiamo un caso piuttosto diverso: mentre gli spazi sono simili, come dimensione, a quelli torinesi – ma lì suggerivano un’idea di maggiore apertura – qui c’è un ambiente più circoscritto, molto poco riflettente, molto assorbente, che permetterà di cogliere in maniera ravvicinata, in primo piano, tutti i vari elementi sonori che si snodano nell’arco dell’installazione. Quindi, un riadattamento all’insegna del dettaglio, in cui le singole cose possono essere colte e apprezzate sia nella parte luminosa che, soprattutto, sonora: una parte sonora che, ricordo, lavora sulla dicotomia silenzio-rumore, così come quella visiva lavora su buio-luce. Ci saranno altri elementi di luce rispetto a quelli di Torino: gli oggetti luminosi sono diversi in quanto lo spazio è differente, così come la temperatura di luce che volevamo sottolineare».
Per maggiori informazioni sull’evento del 12 maggio, cliccare qui.
Foto di copertina © Giulia Sarno
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