di Marco Baldini
[In occasione del doppio concerto di sabato 18 settembre 2021 per il Tempo Reale Festival / Phoné, abbiamo qualche domanda al compositore elettroacustico Jérôme Noetinger, che al festival presenta un’improvvisazione con il suo Revox B77]
Con Lionel Marchetti ed Emmanuel Holterbach (con tutte le differenze musicali e estetiche che vi contraddistinguono) sei stato e sei protagonista di quella che può essere definita la new wave della musique concrète francese. Cosa pensi di conservare di quella esperienza/tradizione ormai storicizzata? Definiresti ancora la tua musica come “concreta”?
Non mi considero molto un protagonista. Ho già 55 anni, non sono più new wave! Nell’elenco, dovresti includere anche Jean-Kristoff Camps & Carole Rieussec, Jean-Philippe Gross, Anne-Julie Rollet… Ci sono molti altri compositori francesi di musica concreta. Sicuramente sono stato (e sono ancora) coinvolto nella musique concrète con la mia collezione di CD Cinéma Pour l’Oreille, con Metamkine, con Audible festival…
La musique concrète è l’arte della riproduzione del suono registrato attraverso gli altoparlanti. Compongo ancora in studio seguendo questa tradizione. Mantengo il potere dell’approccio concreto del compositore che lavora con suoni registrati provenienti (a volte) da una situazione sonora preesistente, facendo una specie di campionamento (la parola francese è prélévement / niente a che vedere con il campionatore di strumenti) e che poi compone con le sue orecchie senza alcuna partitura. Dal concreto all’astratto. È la definizione originale di Pierre Schaeffer. Oltre alla composizione, sono anche un improvvisatore che lavora con strumenti elettroacustici. Non ho bisogno, in realtà, di definire la mia musica.
Il tuo principale strumento dal vivo è il registratore a bobine Revox B77, del quale sei un virtuoso anche in ambito improvvisativo. Come cambia il tuo approccio nella composizione in studio e nell’ambito del concerto? Come combini l’elemento compositivo con quello improvvisato, dal vivo e in studio?
Direi che la differenza principale è che in studio ho quasi tutto il tempo che voglio/di cui ho bisogno (ovviamente non è vero al 100%!), mentre durante un concerto ho solo il tempo del concerto.
Non considero l’improvvisazione come una composizione spontanea. Io creo dei suoni, ci gioco, li organizzo. È il pubblico che fa la musica con le sue orecchie (se vuole). Improvvisazione e composizione sono due modi diversi di creare musica. Non sono isolati l’uno dall’altro. Quindi è sempre un andare avanti e indietro tra loro.
Negli ultimi anni hai lavorato anche con ensemble di musica contemporanea: penso al lavoro Le Voix de l’Invisible, uscito su Bocian con l’ensemble Phoenix o al più recente lavoro con l’orchestra ONCEIM Les Machines Orphelines. Come è cambiato il tuo approccio compositivo lavorando in contesti di questo tipo? È qualcosa che ti interesserebbe continuare a sperimentare?
Quando l’ensemble Phoenix mi ha invitato a comporre un pezzo, è stata la prima volta per me. Qualcosa di completamente nuovo. Non so nulla di partitura e notazione. Quindi è stato un grosso problema per me. Poi ho cercato di applicare quello che so, lavorando con suoni registrati e loop di nastro, per esempio. Quindi ho chiesto ai musicisti di imitare i suoni che facevo e, da questo, ho organizzato tutto con delle linee temporali. Stesso processo per ogni ensemble.
Sarei interessato a continuare con questi esperimenti. Oggi sempre più ensemble strumentali si stanno avvicinando ai compositori elettroacustici. Si sono resi conto che esiste qualcosa di diverso dalla notazione accademica.
Puoi parlarci dei tuoi progetti in corso e quelli futuri?
Da quando ho interrotto l’attività della rivista Revue & Corrigée (l’ho diretta per 25 anni) e quella della società di distribuzione Metamkine (l’ho diretta per 30 anni), ho più tempo per il mio lavoro. Ho molti progetti musicali: il duo con Angelica Castello, con Lionel Fernandez, con Jean-Philippe Gross… poi, un grande ensemble chiamato Le UN con 25 improvvisatori… una critica sociale del suono con Les Sirènes (Juliette Volcler, Matthieu Saladin, Francisco Meiriño), un duo fonografico con Anthony Laguerre intorno al suono dei tecnici delle arti performative… un night club sperimentale…
Cellule d’Intervention Metamkine (film e suono) esistono ancora… E proseguo la mia attività in solo. Inoltre, ho più tempo per altre attività, come ospitare i rifugiati…
Per tutte le info sul concerto di Jérôme Noetinger e sul Tempo Reale Festival | Phoné, cliccare qui.
Foto © Sophie Agnel
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