di Leonardo Rubboli
Alla sua terza edizione il festival jazzMi propone il concerto in solo di Colin Stetson, sassofonista statunitense con all’attivo quattro dischi da solista oltre che collaborazioni di vario genere con Tom Waits, David Byrne, Lou Reed, Evan Parker, Mats Gustafsson, Animal Collective e molti altri.
L’approccio di Stetson è caratterizzato da un uso non convenzionale del sax basso: strumento alto poco più di un metro, raramente usato all’interno della famiglia dei sassofoni, che richiede una quantità incredibile di aria per essere suonato. Si tratta di un vero e proprio strumento aumentato grazie a una intelligente e sapiente multi-microfonazione del sassofono, oltre che dello strumentista, e a una precisa manipolazione sonora. Un microfono a contatto posizionato sulla gola permette al musicista di intonare linee melodiche con la voce anche durante la respirazione circolare, tecnica che consiste nell’aspirare aria attraverso il naso nello stesso momento in cui la si soffia all’interno dello strumento. Mentre una serie di microfoni sulle varie zone dello strumento (ance, meccaniche e campana) riesce ad aprire un ventaglio di possibilità sonore che vanno dai pattern ritmici alle tessiture più sintetiche e distorte. Il risultato finale è una totale irriconoscibilità dello strumento: il sassofono scompare per lasciare spazio a un universo elettronico e noise, diventando allo stesso tempo drum machine, sintetizzatore e chitarra elettrica.
La performance a Triennale Teatro dell’Arte dello scorso 4 novembre è senza mezzi termini, incentrata sulle possibilità espressive dello strumento e su una violenta massa sonora: Colin Stetson riesce a spingersi al limite, congiungendo in maniera quasi eroica abilità e maestria con una tensione fisica di tutto il corpo, dalle mani ai polmoni.
img © Giulia Sarno
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