Il tema centrale del Tempo Reale Festival, sezione Y, in programma fra Firenze e Montelupo Fiorentino dal 21 al 30 settembre, è il paesaggio sonoro. L’interesse per il suono dell’ambiente – derivato in parte dall’esperienza della musique concrète e dal lavoro di John Cage – si lega a doppio filo con lo sviluppo e la definizione degli strumenti per l’analisi acustica e dei software per l’elaborazione sonora ma anche, per certi versi, alle pratiche di ascolto teorizzate da Pauline Oliveros. Dagli scritti del compositore e sound artist canadese Raymond Murray Schafer che, per primo, ha definito il concetto nel volume seminale The tuning of the world (1977), e come testimoniano le opere di compositori quali, fra gli altri, Barry Truax, Luc Ferrari e Hildegard Westerkamp, riviste scientifiche come Soundscape. The Journal of Acoustic Ecology, e recenti progetti musicali interamente dedicati a questo tema, come VacuaMoenia, il paesaggio sonoro è uno dei territori più indagati dalla ricerca musicale degli ultimi quarant’anni. Il suono ambientale è una materia mobile e sfaccettata: lavorando intorno al concetto di ambiente sonoro, i compositori hanno, negli anni, captato e integrato suoni ambientali nelle composizioni, impiegandoli senza interventi o manipolandoli, oppure ricreandoli in studio. Inoltre, l’esplorazione del paesaggio sonoro ha portato compositori e sound artist a elaborare pratiche di registrazione sempre più sofisticate nel campo del field recordings.
È il paesaggio sonoro visto attraverso diverse prospettive il filo conduttore degli appuntamenti del prossimo festival di Tempo Reale. Il direttore Francesco Giomi ci guida così attraverso la programmazione:
«Il paesaggio sonoro è certamente un tema molto emergente nell’espressione musicale di oggi. Tempo Reale è all’interno di un progetto europeo che si chiama Il paesaggio sonoro in cui viviamo, condotto insieme a una serie di partner francesi, greci, portoghesi e italiani: questo è il motivo per cui ci stiamo occupando di questo argomento – del quale, per altro, ci occupiamo ormai attivamente da una decina d’anni. È un tema anche trasversale rispetto alla nostra attività istituzionale sul territorio. Quest’anno la sezione “Y” del festival ha un focus particolare sul paesaggio sonoro, e ci sono molti degli appuntamenti – se non quasi tutti – che in qualche maniera lo riguardano. Se escludiamo alcuni artisti di Klang, tutti i concerti hanno a che vedere con questo tema, in forme diverse. Da un lato, troviamo un interesse per il paesaggio sonoro puro, per la ricezione del paesaggio sonoro, per la sensibilizzazione all’ascolto del paesaggio sonoro. Vanno in questa direzione il Soundride Isolotto, il Leitmotiv Sollicciano, e il Percorso silenzio a Montelupo. Oppure, operazioni di restituzione artistica provenienti dal paesaggio sonoro ma in ambito musicale: quindi, l’idea che ci sia un grado zero, che è quello di registrazione del paesaggio sonoro che poi però viene rielaborato e, soprattutto, reinserito e ricontestualizzato in un’opera musicale. E qui ci sono varie esperienze che presentiamo, dal lavoro di Alessandro Olla, che lavora da tempo sui paesaggi sonori africani, a una serie di giovani artisti visivi e musicisti selezionati attraverso un bando del progetto Audiovisioni soundscape: sia opere audiovisive che propongono paesaggi sonori esistenti, ma anche opere audiovisive che si ispirano e reinterpretano quest’idea/invenzione sul paesaggio sonoro. Oppure la Maratona soundscape, che è un pomeriggio intero destinato ad ascoltare soundscape che provengono, sempre reinterpretati, da tutto il mondo, dalle provenienze più strane, soprattutto dai paesi dei nostri partner del progetto europeo. E qui ci sono vari pezzi, varie composizioni che, in generale, reinterpretano, rielaborano e rendono musica l’esperienza del paesaggio sonoro. Ci sono anche personaggi come Bernard Fort, che è uno dei più importanti musicisti in questo ambito, Jaime Reis che è un portoghese altrettanto importante, c’è un gruppo di compositori greci che vengono a presentare le loro opere, davvero interessanti… Insomma, c’è una sorta di maratona, di catalogo di esperienze diverse, di alto livello, su questo tema. Ma anche compositori che vengono per il “Klang”, come Lucio Garau e Theodoros Lotis, due compositori maturi che si occupano di paesaggio sonoro, ma non solo: integrano il lavoro sul paesaggio sonoro in una più solida e costruita carriera musicale. Abbiamo anche un’esperienza nuova, strana, che si ricollega un po’ a esperienze che facevamo qualche anno fa, ovvero le cosiddette “Playlist”: apriamo una “listening room”, ovvero tre giorni in cui, per due ore al giorno, due sound designer e studiosi del paesaggio sonoro – Francesco Michi e Stefano Zorzanello – presentano alcuni ascolti. L’hanno intitolata, in maniera molto interessante, Suonare l’ascolto: quindi l’ascolto puro dei paesaggi che diventa momento di riflessione, di ascolto e reinterpretazione dei paesaggi da parte dell’ascoltatore, nella logica di “listening room”, cioè meno formale, meno legata al momento concertistico. E questo è un appuntamento molto interessante che affianca ai concerti dei momenti di fruizione diversa».
Per un’ampia selezione bibliografica dedicata al paesaggio sonoro, cliccare qui.
Discografia essenziale:
Barry Truax, Sonic Landscapes: Electronic And Computer Music By Barry Truax (Melbourne, 1977)
Barry Truax, Digital Soundscapes (Cambridge Street Records, 1987)
Hildegard Westerkamp e Norbert Ruebsaat, Cordillera / Zone of Silence Story (Inside the Soundscape, 1986)
Hildegard Westerkamp, Harbour Symphony (Inside the Soundscape, 1986)
Luc Ferrari, Presque rien (1970-, Recollection GRM, 2012)
Francisco López, Qal’at Abd’Al-Salam. Paisajes Sonoros de Alcalá (Linea Alternativa, 1993)
Bernard Fort, Compositions Ornithologiques (38e Rugissants Productions, 1996)
Beaver & Krause, In a Wild Sanctuary (Warner Bros Records, 1970)
Lascia una risposta