di Marco Baldini
Torna a grande richiesta la nostra rubrica dedicata alle uscite discografiche più interessanti dell’ultimo periodo.
- Giovanni Di Domenico | ISASOLO! [CANTO25]
Una nuova uscita, la venticinquesima, per Canti Magnetici, l’etichetta di Donato Epiro e Gaspare Sammartano. Questa volta ci sono delle novità: in primis, il formato, non più la cassetta ma il cd; in secondo luogo, la proposta musicale che si discosta dal sentiero più battuto dall’etichetta pugliese – quello della sound art – per consegnarci un disco di pianoforte solo, che nobilita ulteriormente il già più che eccellente catalogo.
Giovanni Di Domenico, pianista e compositore romano residente a Bruxelles, è un nome ben noto al pubblico della musica di ricerca anche per la sua frequentazione assidua e proficua della scena sperimentale nipponica, come testimoniano le collaborazioni con Jim O’Rourke (tra le quali il bel LP Arco uscito per Die Schachtel qualche anno fa), Akira Sakata e Tatsuhisa Yamamoto.
ISASOLO! è il terzo disco per pianoforte solo di Di Domenico, dopo Zuppa di Pazienza e Insalata statica, che ne conferma le grandi doti di improvvisatore e compositore. Nelle note che accompagnano l’uscita del disco si parla di strumming music, e bisogna dire che l’accostamento a Charlemagne Palestine è senza dubbio azzeccato, anche se mediato dalla personale estetica del musicista romano – il che fa sì che la musica non sia mai eccessivamente impetuosa e che le risonanze e i giochi armonici innescati dal lavorio incessante delle mani vada di pari passo con un afflato di dolcezza crepuscolare che pervade tutti i pezzi. Per questo, a parte molta produzione di Charlemagne Palestine, il pensiero mi è andato a The Harp of New Halbion di Terry Riley, dove però il piano era accordato in maniera particolare, ispirato al più radicale The Well Tuned Piano di La Monte Young (al contrario in ISASOLO! il piano, come nei lavori di Charlemagne Palestine, è accordato canonicamente) .
Nelle note del disco i riferimenti si rivelano ancora più chiaramente (e per una volta se ne può davvero scorgere l’influenza): Hans Otte (Daniela Fantechi ne ha parlato qua), Franco Battiato (immagino soprattutto per il disco di pianoforte solo L’Egitto prima delle sabbie del 1978, ristampato nel 2017), Luciano Cilio, Francesco Messina e persino Keith Jarrett. Il disco è stato registrato nel corso di due notti all’ Hoshi To Niji Studio nella prefettura di Yamanashi nel luglio 2018.
- Maggi Payne | Arctic Winds [ZORN66]
Aguirre Records è una label che negli ultimi anni ci ha regalato ristampe fondamentali (per citarne due: Strumming Music di Charlemagne Palestine e Dream House 78′ 17″ di La Monte Young e Marian Zazeela) e ora ci ripropone anche questo bellissimo disco di Maggi Payne che era uscito in versione CD nel 2010. Di Maggi Payne Aguirre aveva già ristampato Crystal, il debutto della compositrice sull’etichetta Lovely Music negli anni Ottanta.
Artic Winds ci svela un lato meno conosciuto della Payne, più nota per i suoi lavori di sintesi ed elettronica pura (senza dimenticare il suo flauto traverso utilizzato in molti pezzi). Il disco, infatti, è costituito per la totalità da field recordings o, per meglio dire, dalla registrazione di fenomeni acustici che la compositrice ha catturato e miscelato per produrre gli otto pezzi distribuiti fra i 2 LP che costituiscono questa release. Registrazioni di ghiaccio secco, treni, trasmissioni spaziali e persino quelle di un cattivo impianto idraulico creano un’opera che non somiglia per niente a un disco di registrazioni sul campo ma disegnano un’opera elettroacustica, epica nel suo essere discreta e monumentale nella sua coerenza estetica.
- Stromboli | Ghosting [OLTRAW12]
Esce per la giovane etichetta fiorentino-berlinese Oltrarno Recordings – che nel suo catalogo comprende lavori di Massimo Pupillo, Joke lanz e Fabio Orsi – Ghosting il nuovo lavoro di Stromboli, progetto del bolognese Nico Pasquini, dedito a una rivisitazione particolare della musica ambient che ne stravolge le traiettorie ricombinandole in maniera inusueta.
In Ghosting viene utilizzata una ricca strumentazione elettronica (revox, sintetizzatori analogici e digitali, pedali, tape loops, etc.) che produce un disco denso e interessante. Un prodotto che si erge un po’ al di sopra della produzione analoga, quella della musica underground che strizza l’occhio alla musica da club più avanzata, all’industrial, al dark ambient, al noise e che in generale viene definito in caps lock “DRONE”, particolarmente satura e, per parere di chi scrive, ormai ben poco originale e in gran parte stucchevole.
I dischi del mese | marzo 2020
ultima modifica: 2020-03-31T08:55:33+02:00
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