di Johann Merrich*
Un prezioso articolo di Jude Rogers apparso tra le pagine del Guardian (I found the roots of the electronic music in a cupboard), un’accurata trasmissione di BBC Radio 3 (Electronic India), un’intervista della stimatissima Frances Morgan a Paul Purgas raccolta in Wire (Electronic india 1969-1973 revisited) e uno scritto di Alexander Keefe (Subcontinental Synth: David Tudor and the First Moog in India) hanno dischiuso nel web la storia del primo Electronic Music Studio installato in India e di colei che contribuì alla sua fondazione: Gita Sarabhai.
La scenografia di questa Breve Storia non trova come sfondo le trafficate vie di Nuova Delhi o di Mumbai, ma si staglia sui fondali di una città industriale dell’India Occidentale, Ahmedabad, sede del National Institute of Design e casa dei Sarabhai, potente dinastia di industriali, liberi pensatori radicali e mecenati delle arti occidentali. Grazie a questa famiglia, Ahmedabad accolse tra le sue vie celebrità come Alexander Calder e le architetture di Le Corbusier, che vi costruì Villa de Madame Manorama Sarabhai tra 1951 e 1955.
Gita Sarabhai compare spesso tra le parole e i ricordi di John Cage. Musicista della tradizione classica indiana, è tra le delle prime donne al mondo a dedicarsi al pakhajav; nel 1946 trascorre cinque mesi a New York per meglio comprendere le influenze che la musica modernista avrebbe potuto esercitare su quella indiana ed è durante quel primo soggiorno americano che stabilisce un forte legame con il padre della sperimentazione. Sarabhai e Cage si incontrano almeno tre volte la settimana: l’uno impartisce i rudimenti della teoria musicale occidentale – incluso il serialismo, l’altra offre nozioni di musica e filosofia indiana. Per il compositore americano, è questo un periodo di grande turbamento: alla ricerca dello scopo intimo della musica, Cage aveva giurato di rinunciare alla composizione se non avesse trovato, per continuare, un motivo fondante più valido rispetto a quello della mera comunicazione. La risposta all’annoso quesito arriva da Gita e da un suo dono, il libro The Gospel of Sri Ramakrishna, che fa comprendere al compositore che: “lo scopo della musica è tranquillizzare e placare la mente, così da aprirla alle influenze divine”. Grazie alla nuova amicizia, Cage e Cunningham trovano nella famiglia Sarabhai alcuni patroni ed è così che, nel 1964, la Cunningham Dance Company – assieme a Robert Rauschenberg e ad altri artisti collaboratori – può andare in tour in India ed esibirsi anche ad Ahmedabad.
Nel 1947 i Sarabhai avevano fondato nella loro città natale la prima scuola montessoriana del paese e nel 1961 avevano dato impulso alla nascita del National Institute of Design (NID), un istituto educativo autonomo in parte finanziato con i contributi della Ford Foundation. Fortemente ispirato dalle utopie progressiste, l’impianto pedagogico del NID si collocava a metà tra il metodo Montessori e l’esperienza del Bauhaus: dava molta importanza all’educazione basata sui workshop, alla relazione diretta tra insegnante e studente e alla filosofia dell’imparare facendo. Tra le numerose personalità invitate a intervenire o a lavorarvi per brevi periodi, si annoverano Louis Kahn, Henri-Cartier Bresson, Buckminster Fuller, John Cage e David Tudor che, nel 1969, condusse un workshop sui live electronics e realizzò una speciale installazione commissionatagli da Gita.
La presenza delle avanguardie musicali americane si rafforzò attraverso la collaborazione tra il NID e l’Experiments in Art and Technology (EAT), organizzazione fondata nel 1967 da Rauschenberg e Billy Klüver – ingegnere ai Bell Labs – per unire e promuovere nell’arte le interconnessioni e le conoscenze di artisti e ingegneri. EAT era al tempo impegnata nell’allestimento del Pepsi Pavilion all’Expo di Osaka, opera all’avanguardia che doveva includere, in una struttura progettata da Buckminster Fuller, il lavoro di 75 ingegneri e artisti provenienti da Giappone e Stati Uniti; tra questi ultimi anche David Tudor, principale responsabile del cuore musicale – in 37 diffusori – del padiglione.
Su stimolo di Gita fu innescata la connessione tra NID e EAT, incaricata di procurare dall’estero gli equipaggiamenti tecnici necessari per avviare il primo electronic music studio dell’India allestito da David Tudor; nell’autunno del 1969, arrivarono ad Ahmedabad un sistema modulare Moog, due registratori Ampex AG-350-2, un Moog mixer e alcuni microfoni dinamici Sennheiser MD 421.
Se di giorno lo studio serviva alla creazione di contenuti musicali elettronici da abbinare alle animazioni per la televisione, di notte accoglieva gli studenti dell’istituto e le loro sperimentazioni. Paul Purgas, musicista inglese di origini indiane, ha recentemente scoperto alcune registrazioni effettuate al NID tra 1969 e 1973, molte delle quali realizzate al tempo del soggiorno di cinque mesi di David Tudor che, probabilmente, sovrintese ai lavori. Di tutti i nastri ritrovati da Purgas, un grande numero consiste in manipolazioni di ritmi indiani, ha come punto di rifermento le tabla e vanta ricostruzioni del paesaggio sonoro indiano; altre opere si liberano invece dalla tradizione per scoprire la fantasiosa voce dello spazio siderale e le potenzialità intime del suono elettronico. Due incisioni appartengono a Gita Sarabhai: un’improvvisazione per Moog e un brano più complesso che dimostra il tentativo della compositrice di fornire musicalità al sistema modulare Moog – ancora privo di tastiera e dotato solo di un ribbon controller – trasferendo alcune scale cromatiche nelle forme delle onde quadre e sinusoidali. L’esperienza dello studio elettronico del NID si concluse nel 1973, quando cessarono i finanziamenti americani e la famiglia Sarabhai si discostò dall’istituto a causa di alcuni contrasti politici. Nonostante la breve parentesi di vita della sperimentazione elettronica indiana, da oggi anche l’India può dirsi fiera custode delle opere e delle memorie di una pioniera della musica elettronica.
Qui un estratto di Gitaben’s Composition di Gita Sarabhai: https://www.thewire.co.uk/in-writing/interviews/electronic-india-moog-interview-paul-purgas#play
Qui il documentario di Paul Purgas per BBC Radio 3: https://www.bbc.co.uk/sounds/play/m000j969
–––––––––––––––––––––––––––––––––––
img © Eeviac
* Organizzatrice di suoni, Johann Merrich si occupa di ricerca e sperimentazione elettronica. I suoi progetti in solo ed ensemble – presentati a Santarcangelo Festival (2018) e alla Biennale D’Arte di Venezia (Padiglione Francia, 2017) – sono stati accolti come opening da artisti quali Zu, Teho Teardo, Mouse on Mars, Roedelius ed Evan Parker. Direttore artistico della netlabel electronicgirls, dal 2018 fa parte assieme a eeviac de L’Impero della Luce, duo dedicato alle sonorità dei campi elettromagnetici. Nel 2019 ha pubblicato per Arcana Edizioni il libro “Breve storia della musica elettronica e delle sue protagoniste”. A partire dal mese di maggio 2019, propone per musicaelettronica.it una nuova visione della storia della musica elettronica.
https://soundcloud.com/johann-merrich
http://johannmerrichmusic.wordpress.com/
Lascia una risposta