di Redazione
[Ctrl+s|Conversazioni sulla sopravvivenza della musica elettronica è un ciclo di interviste video, ideato e realizzato da Federica Bressan e coordinato da Tempo Reale. Coinvolge cinque artisti e artiste che hanno collaborato negli anni con il Centro – Marco Stroppa, Stefano Trevisi, Daniela Cattivelli, Gabriele Marangoni e Adriano Guarnieri – che Bressan ha coinvolto in un fitto dialogo attorno alla conservazione, archiviazione e trasmissione delle loro opere con elettronica. In questa quinta e ultima puntata, Federica Bressan intervista il compositore Adriano Guarnieri.]
Adriano Guarnieri è nato a Sustinente (Mantova) nel 1947. Ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio di Bologna, diplomandosi con il massimo dei voti in Musica Corale, sotto la guida di Tito Gotti, e in Composizione, nella classe di Giacomo Manzoni.
Inizialmente ha affiancato all’attività di compositore quella di direttore di ensemble, fondando nel 1975 a Firenze il Nuovo Ensemble Bruno Maderna con cui ha presentato numerose prime esecuzioni in Ungheria, alla Biennale di Venezia, a Milano (Musica nel nostro tempo), Firenze (Estate Fiesolana), e in molte altre sedi, per poi dedicarsi esclusivamente alla composizione.
I suoi primi lavori risentono dell’originaria matrice strutturalistica, come Alia per orchestra, Musica per un’azione immaginaria, L’art pour l’art, Nafshi. Sul finire degli anni ’70, con Re’ it, Poesia in forma di rosa e, soprattutto, con la trilogia dei Pierrot, si cominciano a delineare i tratti di un pecorso assolutamente personale, col superamento dell’impianto strutturalistico e la ricerca di nuovi mezzi linguistico-espressivi. Di lì a poco la critica conierà la fortunata espressione “cantabilità materica” per definire il complesso della cifra compositiva così maturata. Nella stessa direzione va inteso l’aspetto grafico delle partiture, esuberanti di indicazioni dinamiche e agogiche che determinano nel contempo il suono e la forma.
Un altro dato significativo della produzione di Guarnieri è offerto da alcune presenze strumentali costanti. Al di là delle naturale affinità elettiva con la voce femminile (compresa quella “leggera” o rock ), veicolo primario delle sue istanze poetiche, è con il flauto e il violino, attraverso le personalità interpretative rispettivamente di Annamaria Morini e di Enzo Porta, che si sintonizza in modo privilegiato la sua sensibilite’ timbrico-espressiva. A partire dal 1980 nascono così numerose composizioni, eseguite in tutto il mondo: per il flauto Preludio alla notte, Passioni perse, …del mare infinito, Nel grave sogno; per il violino Arco e il recente Epifania dell’eterno. Flauto e violino sono presenti poi in vari organici cameristici: Il glicine, Cadenza, Dedica, i trii n. 3 e 6. Per ciò che riguarda il violino, particolare importanza riveste il Concerto II “Romanza alla notte n. 2” per violino e orchestra, eseguito al Teatro Farnese di Parma nel giugno 1991 e subito dopo a Vienna, con Porta e la direzione di Arturo Tamayo, e ripreso di lì a poco dal Teatro alla Scala con vivo successo. Negli stessi anni muove i primi passi un rapporto particolarmente profondo con i testi poetici di Pasolini, scelti come base di una lunga serie di composizioni non solo vocali. Il momento culminante viene raggiunto con l’azione lirica Trionfo della notte, un’opera “non narrativa” andata in scena al Teatro Comunale di Bologna nel 1987 e insignita del Premio Abbiati della critica italiana quale miglior composizione dell’anno. Nel 1993 un altro riconoscimento gli viene attribuito dalla città di Montepulciano, il cui Festival gli commissiona l’azione lirica Orfeo… cantando tolse, su testo del Poliziano. Nel 1995 inizia una lunga collaborazione con il poeta Giovanni Raboni, da cui nascono Quare tristis e Pensieri canuti e che si estende fino alla realizzazione del testo della Passione secondo Matteo. Alla sua memoria è stato dedicato il già citato Nel grave sogno (2005). Queste tre partiture inaugurano una serie di lavori per grandi organici (soli, coro e orchestra) che punteggiano la produzione di Guarnieri dalla metà degli anni ’90. Quare tristis inaugura la Biennale di Venezia del 1995 dedicata al sacro (“L’ora di le’ dal tempo”). Pensieri canuti viene presentato al Festival di Salisburgo del 1999 nel quadro del “Progetto Pollini”. Segue la Passione secondo Matteo, commissionatagli dalla Scala per il Giubileo del 2000, in cui il testo di Raboni si intreccia con Pasolini e con l’evangelista Matteo; eseguita nella chiesa di S. Marco, suscita reazioni di profonda partecipazione. Nelle vaste composizioni di questo periodo inizia a presentarsi un nuovo elemento compositivo, destinato ad assumere un peso sempre più determinante nella produzione successiva: il live electronics. Inevitabile sbocco del percorso intrapreso da Guarnieri fin dalla svolta degli anni 80, imperniato sulla centralità del suono, l’uso di questo mezzo tecnologico è finalizzato in primo luogo a creare mobilità e spazialità del suono, e solo più recentemente alle sue trasformazioni. Si assiste così alla realizzazione di vere e proprie partiture elettroniche, con la collaborazione di Alvise Vidolin, regista del suono in tutte le produzioni pie’ rilevanti. Nel frattempo, alla prima versione di Medea, Opera-film dell’89/90, mai realizzata, fa seguito la stesura di una seconda versione, su commissione del teatro La Fenice di Venezia. Si tratta dell’opera-video Medea che, andata in scena nell’ottobre 2002 con la regia di Giorgio Barberio Corsetti e accolta con vero e proprio entusiasmo, gli è valso il secondo Premio Abbiati della sua carriera. Nel 2003 termina il rapporto editoriale con Casa Ricordi, editore unico di una lunga fase iniziata nel 1975 con Musica per un’azione immaginaria e che si chiude con Solo di donna, azione lirica in un atto per voce, flauto, arpa e live electronics, presentato l’8 marzo 2004 al Teatro Le Muse di Ancona. Nello stesso anno parte un nuovo rapporto editoriale con RAI Trade, che subito si concretizza in un altro lavoro di vaste dimensioni, La terra del tramonto, live-symphony n. 1 per grande orchestra, soli strumentali in sala e live electronics. Tra gli altri lavori pubblicati da RAI Trade: Sospeso d’incanto n. 2 per pianoforte e live electronics, In Badia fiesolana, Sull’onda notturna del mare infinito e, recentemente, Stagioni per flauto, violino e archi che, inciso per la Tactus, sta riscuotendo grandi consensi. L’opera Pietra di diaspro per sette soli, sette trombe, sette arpe su nastro, flauto, flauto iperbasso, coro, orchestra e live electronics, su testi dell’Apocalisse e di Paul Celan, ha avuto prima esecuzione al Teatro dell’Opera di Roma nel 2007, per poi essere ripresentata in forma di concerto al Ravenna Festival nello stesso anno. In molte occasioni Guarnieri ha parlato della “cantabilità materica” che caratterizza la sua ricerca: una cantabilità che esclude recuperi melodici o tematici di tipo tradizionale perché nasce sempre “dentro la galassia del suono”, dall’interno della materia sonora. Il suono, non l’intervallo, è determinante per la musica di Guarnieri, che prende vita da contrapposizioni di linee e spessori su agglomerati armonici fissi, da aloni dissolvenze, echi, riverberi, rifrazioni. La scrittura di Guarnieri giunge in modo personalissimo alla definizione di situazioni sonore visionarie, iridescenti, di cangiante inquietudine, o violente e incandescenti, sempre cariche di intensa forza evocativa: alla centralità dell’invenzione del suono, all’imediatezza del rapporto con la materia sonora si riconducono anche l’interna tensione che sostiene le sue opere mature, e la costruzione formale, che non segue percorsi precostituiti, ma strettamente legati alla natura delle situazioni sonore, alla logica del trapassare dall’una all’altra. Con crescente evidenza soprattutto a partire dal 1989-90 si è definita in Guarnieri una mossa spazialità interna alla pagina, dove la nervosa mobilità dei rapporti contrappuntistici, degli echi e delle rifrazioni, delle linee, delle scie o degli aloni sonori fa muovere il suono nello spazio, lo proietta in una sorta di circolarità spaziale che è già implicata nella natura stessa dei rapporti fra le parti di una visionaria scrittura polifonica, e che l’elettronica dal vivo può sottolineare o contribuire a definire in modo determinante, come è accaduto sempre più spesso dopo il 1994, in modo particolare in Quare tristis (1995), Pensieri canuti (1999) e Passione secondo Matteo (2000), e poi nella Medea rappresentata a Venezia nella stagione nella Fenice nell’ottobre 2002. Il live electronics diventa determinante per trasformare il suono, muoverlo nello spazio e creare riverberazioni, per aprire a nuove dimensioni le galassie, i vortici, i grumi, gli spessori di materia sonora cari al compositore. Nella visionaria invenzione del suono si addensano polifonie fatte per lo più non di linee, ma di strati, di spessori, di blocchi sonori, con una lancinante tensione al canto. La complessità della scrittura si risolve sempre in intensa evidenza espressiva. Si riconoscono ad esempio questi caratteri nel pezzo di più ampio respiro finora composto dopo Medea, ossia nel lavoro commissionato dall’Orchestra Nazionale della RAI La terra del tramonto (2002-3), la prima opera di Guarnieri per grande orchestra. Il live electronics vi svolge un ruolo fondamentale (ecco perché l’autore la chiama “Live-Symphony”): una parte notevole dell’orchestra è sottoposta a trasformazione quasi per l’intero pezzo, con l’eccezione degli archi e delle oboe, e grazie all’elettronica si creano i movimenti del suono nello spazio, le traiettorie che lo trasformano solcandolo in direzioni diverse. Anche si definisce una nozione di tempo nuova e sospesa (ma non statica). Lo scrivere per orchestra sembra stimolare la fantasia di Guarnieri a scatenarsi nella creazione di una arroventata densità, di incandescenti galassie di suono, di stratificazioni complesse in cui si possono sovrapporre caratteri diversi. Una concezione formale del tutto diversa caratterizza la “Sinfonia breve” che porta anch’essa il titolo La terra del tramonto, perché nasce nel 2004 dalla riflessione sulla ricchezza dei materiali della “Live-Symphonie” e dal loro radicale ripensamento: la commissione del Teatro Comunale di Bologna comportava la rinuncia al live electronics e all’organico della grande orchestra, perché il pezzo era destinato ad essere presentato all’interno del ciclo dedicato alle Sinfonie di Beethoven. A questa circostanza si collega la scelta obbligata di un’orchestra dall’organico beethoveniano e l’omaggio con la citazione di un tema dell’Adagio della Sinfonia Pastorale.
Un altro esplicito incontro con un momento della tradizione musicale più celebre si ha in Stagioni. Una circostanza occasionale, la richiesta della veneziana Accademia di San Rocco, aveva inizialmente spinto Adriano Guarnieri nel 2002 a confrontarsi con la “Primavera”, che è poi divenuta il punto di partenza per Stagioni, commissionato dell’Ensemble Respighi diretto da Federico Ferri, che lo ha presentato in prima esecuzione a Bologna il 27 Novembre 2003 con solisti Annamaria Morini e Marco Rogliano. Stagioni si presenta come un percorso in cui il rapporto con Vivaldi si viene gradualmente trasformando nella direzione di una crescente autonomia.
Un posto di rilievo tra le opere più recenti di Guarnieri hanno alcuni pezzi solistici. È naturale ritrovare il prediletto flauto, in un pezzo, Sull’onda notturna del mare infinito per flauto contrabbasso e live electronics, che nel titolo (e in una certa misura anche nei materiali) si collega alla fondamentale esperienza di Medea. Al violino solo, protagonista dei significativi episodi in diverse partiture di Guarnieri, fin dai tempi di Trionfo della notte (1978), sono dedicati due pezzi degli ultimi anni. Epifania dell’eterno (2002) nel titolo riprende un’immagine di Alda Merini a suggerire una “dilatazione del tempo cosmico” (Guarnieri). La cadenza I fili luccicano (2005), citando nel titolo parole di Paul Celan, si collega idealmente al rilievo che i versi di questo poema assumono nel nuovo lavoro teatrale, Pietra di diaspro, andato in scena a Roma e Ravenna nel 2007. La chitarra, che aveva evocato la lira di Orfeo in Orfeo cantando… tolse… (Montepulciano, 1994) è la protagonista del melologo La citta’ capovolta, su testi di Serenella Accorsi, affidato ad una voce recitante (2003): anche qui Guarnieri riscopre nello strumento (amplificato) intense potenzialità liriche ed evocative e, a tratti, una aggressiva asprezza. Infine il pianoforte, lo strumento che un rapporto privilegiato con la voce in diverse pagine di Medea, e che ha un ruolo concertante insieme alla chitarra e al basso elettrico nella violenza espressiva di Grido ai miei occhi Sarajevo (2002).
Le due pagine più recenti portano entrambe il titolo Sospeso d’incanto: il n. 1 (2002) impiega il live electronics, il n. 2 (2003) è nato da una commissione di Luciano Berio, cui è dedicato. La suggestione del titolo definisce bene il carattere di entrambi, il poetico indugiare su sonorità visionarie, il dilatarsi in una dimensione davvero “sospesa”.
Testo di Paolo Petazzi. Fonte: https://www.adrianoguarnieri.it
L’intervista è preregistrata.
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Nel corso dell’intervista sono mostrati estratti video da:
Adriano GuarnieriL’amor che move il sole e l’altre stelle
Opera in un atto per tre voci soliste, quintetto vocale, coro, ensemble strumentale, sette trombe e live electronics (2015)
Ravenna, Teatro Alighieri, 5 giugno 2015
Edizioni musicali Rai Com, Roma
Fotografie di Mario Carovani e documenti dall’archivio di Tempo Reale
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Per approfondire la figura di Adriano Guarnieri:
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