di Redazione
Pubblichiamo i risultati del Call for Works per opere realizzate con l’uso di field recordings. Le opere selezionate sono state scelte per aderenza al tema del Call e per la notevole qualità dell’impiego dei materiali sonori.
Qui di seguito l’elenco dei pezzi, accompagnato da brevi descrizioni degli autori e link di approfondimento. Ringraziamo tutti i partecipanti, davvero numerosi, e ci riserviamo di pubblicare prossimamente su musicaelettronica.it gli altri lavori.
ELENA GHIGAS
Italian summer sunset from southern roofs (inedito, 2016)
Lunedì 27 giugno 2016 viene a trovarmi un mio caro amico fotografo. Fa molto caldo e decidiamo di andare a bere una birra sul tetto. Porto con me lo Zoom. Il sole sta per tramontare. Non faccio in tempo a premere “rec”, che – ecco! – ci sorprende un boato esultante seguito da fuochi d’artificio, trombe da stadio, clacson e altri rumori bellissimi. Comprendiamo che si sta disputando la partita Italia-Spagna.
Dopo poco ricomincia il traffico: la partita dev’essere terminata e noi partecipiamo a una gioia indiretta dal nostro quarto piano sull’infinito. […]
Il sole lentamente scompare dietro al campanile del Duomo, mentre veniamo letteralmente travolti da uno stormo di rondoni – così vengono chiamate le rondini di città. Volteggiano intorno a noi con movimenti cadenzati, regolarissimi, sembrano impegnate in qualcosa di molto serio. Mentre sono intenta a contemplare quel movimento d’ali e antenne, per un istante sento la canzone di Domenico Modugno – “Amara terra mia” – forse proviene dalla casa di fronte, qualcuno sta fumando una sigaretta alla finestra oppure è lo stereo di una macchina sintonizzato su qualche radio locale. […]
ENRICO CONIGLIO
Solèra – part two (13/Silentes, 2016)
Solèra (part two) è parte delle “Bragos series”, dittico dedicato alla laguna di Venezia, uscito per 13/Silentes 2016, parte di un più ampio lavoro di ricerca sui fondali marini. Si tratta di una soundscape composition basata su field recordings raccolti nel 2010 nell’area della bocca di porto, durante una nebbiosa giornata di primavera.
Qui i suoni dell’ambiente si alternano in una narrazione lontana da ogni tentazione nostalgica, che intreccia suoni naturali e macchinici, per rivelare che le possibilità di ascolto del paesaggio sonoro contemporaneo sono date sul piano della sua apparente crisi. Nel pensiero dell’autore, il paesaggio sonoro è attraversato da flussi di suoni che, nella loro contraddizione, generano una nuova identità locale, se pur in continua ridefinizione.
FABIO R. LATTUCA
Stazione di Calatafimi (inedito, 2015)
In linea con la ricerca sonora sullo studio dei paesaggi abbandonati della Sicilia condotta da VacuaMœnia, di cui Fabio R. Lattuca è cofondatore, il brano Stazione di Calatafimi racconta le dinamiche che caratterizzano l’ambiente acustico della piccola fermata ferroviaria, ormai dismessa, della città trapanese. Il brano si apre con l’orologio che, nonostante l’abbandono, continua a scandire il passare del tempo come se si fosse in attesa di un treno. Così, anche gli apparati elettronici, ancora attivi, indicano una vita sonora che si interseca con gli agenti biofonici circostanti.
MARCO CAMPANA
Magnetic Field Forever (inedito, 2016)
In Magnetic Field Forever ho recuperato dei suoni impercettibili. Ogni oggetto elettronico che mi circonda, dal computer al cellulare, dalla stampante al decoder della televisione, produce dei campi magnetici che, grazie ad un piccolo microfono, riesco a trasformare in suoni. Come un medico con lo stetoscopio, sono andato a esplorare acusticamente questi oggetti che risultano essere dei veri e propri ambienti in miniatura con le loro sorgenti sonore caratteristiche disposte nello spazio, in una totale assenza di riverbero. Dopo un lavoro di collezione e selezione, ho iniziato a comporre immaginando di muovermi liberamente in questi spazi alieni.
I suoni sono stati registrati tutti con una testina da nastri stereo e un solenoide, le uniche tecniche utilizzate sono editing ed equalizzazione; non sono stati utilizzati effetti.
SALVATORE PIRAS
Ginepro 13,49 (inedito, 2013)
L’opera si basa su field recording presi sulla costa occidentale della Sardegna durante una tempesta di mare. La costa è caratterizzata dalla presenza di macchia mediterranea e ampie falesie vive. Le registrazioni sono state elaborate digitalmente e riflettono il lento decadimento delle rocce causato dall’esposizione al moto ondoso.
CHELIDON FRAME (ALESSIO PREMOLI)
A Coalescence: Market Street (Re)view (inedito, 2016)
La “coalescenza” è un fenomeno fisico tramite il quale delle particelle “si uniscono per formare delle entità di dimensioni maggiori”. In questo brano, un field recording di quasi 50 minuti (che documenta le operazioni di pulizia al termine di una giornata di mercato) viene sembrato in 12 parti, le quali vengono sovrapposte e manipolate. Ciascuna, singolarmente, segue una sua catena di effetti, culminante in un riverbero a convoluzione che genera un pattern armonico: il risultato è un drone, una entità immaginaria, all’interno della quale si avvicendano vari interventi, sottili richiami e brevi rumori generati dal materiale originale.
EMILIANO BATTISTINI
Here(t)here (inedito, 2015)
Here(t)here è una soundscape composition nata per un’installazione site-specif all’interno di una magnifica cantina vinicola nella campagna di Rimini. Un viaggio acustico a partire dai suoni legati alla coltivazione della vigna e della produzione del vino per arrivare alle folk songs di lontani paesi stranieri: essere qui (“here” ) e là (“there”) allo stesso tempo, grazie al suono. Basata su registrazioni effettuate nella vigna e nella Cantina San Valentino di Rimini nell’estate del 2015, la composizione offre all’ascoltatore un eventuale percorso sonoro – immaginario e reale allo stesso tempo – dall’ingresso della tenuta al limite delle sue vigne, passando per la cantina e le sue botti di vino. Una riflessione sulle radici del proprio territorio, che forse meglio si comprende nel confronto con suoni e canti di paesi lontani, come quelli africani o il Giappone.
GIULIO ALDINUCCI
Yellow Horse (Manyfeetunder/Concrete, 2015)
Yellow Horse è un lavoro di venti minuti basato su suoni che ho creato e raccolto negli ultimi dieci anni: field recordings, patch scritte sul mio software preferito e suoni sintetici prodotti da strumenti modulari analogici e digitali, che sono davvero parte della mia memoria. Tutti questi suoni sono stati elaborati e completamente trasformati, in un dialogo costante con il loro ricordo e percezione, in modo da creare qualcosa di completamente nuovo: come risultato, una delle possibili infinite visioni del passato e del futuro.
GAETANO CAPPELLA
Ambient edit 02 (SpringBreakTapes, 2016)
Ho composto il brano la mattina del 31 ottobre 2015, perché volevo “intercettare” e fare dei fields recordings registrando uccelli (il piviere tortolino) estremamente rari, provenienti dalla tundra artica. […] Rendendomi conto di avere uno stormo di pivieri appostati […] e vedendo che con l’intensificazione della pioggia aumentava anche il volume del loro canto, ho registrato il tutto e ho sovrapposto la musica. Per la traccia ho utilizzato tre registratori a cassetta, due Sony mono-traccia e un Fostex da 4 tracce. Sui due Sony, dove ho creato il loop principale di chitarra, ho collegato due delay della Boss a pedale giocandoci su, mentre con il Fostex, dove ho registrato il basso, ho giocato con i quattro fader delle quattro tracce, per fare la linea. La parte musicale della traccia è stata fatta in presa diretta. Successivamente ho sovrapposto il field recording, registrato qualche ora prima, allo stereo cassette-corder Sony.
ANDREA MONTALBANO
Tre impressioni marine (inedito, 2013)
Tre impressioni marine (2013) è una composizione acusmatica basata sui suoni tipici del paesaggio marino, registrati sulla riva di una spiaggia alle prime ore del mattino. Alcuni suoni, come lo scuotimento dei ciottoli e il suono delle onde che si infrangono sulla riva, divengono elementi tematici, e vengono sviluppati in tre distinte fasi (l’elemento tematico dei ciottoli – l’elemento tematico delle onde – il secondo elemento tematico dei ciottoli), definendo dunque una struttura tripartita: A – B – A.
Il titolo del lavoro deriva dunque, come facilmente intuibile, dalla tipologia dei materiali usati e dalla loro strutturazione.
Qui la playlist completa
img: © Francesco Sambati
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